Nella Casa Circondariale di Salerno, le Sesèmamà con le attrici del laboratorio “Sto Nervosa”
“Ma poi sono proprio io che non riesco a cantare,
proprio io che sulla canzone che ho scritto scoppio in lacrime e mi arrendo.
Perché durante “Jesce” è uscita una sposa.
Cinzia in abito bianco, quell’abito che lei non aveva mai indossato,che io non ho mai indossato.
Su un palco.
Dentro.
Fuori.“
2 dicembre – Il quartetto SesèMamà, composto dalle cantanti Brunella Selo, Annalisa Madonna e Fabiana Martone, e dalla pianista Elisabetta Serio, hanno portato la loro musica dalle mille lingue nella cornice del carcere salernitano, affiancate dalla cantante Sabrina Pallini.
L’ evento è stato arricchito dalla presenza sul palco delle attrici del laboratorio teatrale “Sto Nervosa”, tutt’ora attivo, rivolto alle ospiti della struttura e curato da Federica e Francesca Palo.
Carmen Autuori per il quotidiano La Città racconta così l’evento:
Il teatro catartico ed empatico. E’ questo il senso della rappresentazione messa in scena ieri presso la Casa Circondariale di Fuorni dalla “ Compagnia Teatrale della Sezione Femminile Sto Nervosa”. Il primo incontro con il pubblico è frutto del laboratorio teatrale curato dall’attrice e regista Federica Palo che è anche ideatrice, insieme a Raffaele Bruno, del progetto “Gli ultimi saranno” . Progetto, quest’ultimo, che ha come scopo quello di portare nelle carceri italiane la musica, il canto, il teatro: l’arte messa al servizio dei detenuti.
Non senza commozione, ieri, cinque detenute si sono confrontate con il pubblico formato dai familiari, dagli ospiti delle sezioni maschili , da numerosi agenti della Polizia Penitenziaria, dal comandante Gianluigi Lancellotta e dal direttore Rita Romano.
“Per me il teatro è gioia, divertimento ma, soprattutto, libertà” dichiara con grande enfasi Enza, una delle attrici.” Oggi mi sono spogliata dei panni di detenuta e anche del mio cognome, perché qui siamo un cognome, e sono diventata di nuovo Enza, quella che conoscono fuori”.
Antonella ha invece avuto, da sempre, una grande passione per il canto: “ Quando ero fuori il canto mi teneva compagnia, mi faceva dimenticare il disordine di cui era avvolta la mia esistenza. Avrei voluto studiare canto- racconta- ma la vita non me lo ha permesso”. “ Oggi voglio cantare “Passione eterna”, e la voglio cantare con passione, ma anche con un po’ di …rabbia”. Il teatro è anche la trasposizione sulla scena dei propri sogni. E Cinzia ha sempre avuto un sogno: quello d’indossare l’abito da sposa, emblema di femminilità. Sulla scena interpreta, dunque, una sposa alle prese con i preparativi per il suo matrimonio, ma rimane sola con una manciata di petali di rosa che getta tra il pubblico: il futuro marito l’ha abbondonata sull’altare.
E poi c’è Anna che immagina di stare a casa alle prese con la cucina e con i problemi di due figli adolescenti e Enzina che, con uno struggente monologo, rimpiange di non aver potuto prendersi cura del suo compagno di vita, così come gli aveva promesso sull’altare: era arrivato “l’uragano” carcere a sconvolgere le loro esistenze.
Ognuna di loro ha portato sulla scena i propri desideri, le proprie aspirazioni uscendo dall’essere e rappresentandosi come il dover essere.
“La funzione del teatro in carcere è propria quella di acquisire consapevolezza di sé, di canalizzare le proprie energie in maniera positiva, di sperimentare ruoli e dinamiche diversi da quelli propri della detenzione” spiega Federica Palo.
Ad accompagnare lo spettacolo il gruppo musicale tutto al femminile le Sesèmamà che, con la loro musica di contaminazione, sono una realtà tra le più interessanti del panorama musicale partenopeo.
“La funzione catartica del teatro assume una valenza più forte quando, come oggi, è posta in essere dalle donne per le donne” dichiara il direttore Romano “ E’ stata messa in scena la complessità dell’universo femminile. A breve partiranno anche altri progetti destinati alla sezione femminile, tra cui “Arrosti domiciliari” in collaborazione con una nota rivista gastronomica del territorio”.

Le testimonianze:
“siamo donne e uomini che lavorano insieme ognuno con il proprio ruolo ognuno con il proprio compito .Siamo uomini e donne su questa terra malata ma per qualche ora abbiamo vissuto in u mondo ideale come dovrebbe essere quello di fuori ,ma l’ abbiamo trovato dentro . E allora cosa vuol dire sentirsi veramente liberi ,liberi di essere ,liberi di fare senza giudizio. Musiciste straordinarie e sensibili si alternavano a ragazze che per qualche ora si sono date la possibilità di essere altro .Quanto coraggio ci vuole per essere altro ,per non farsi schiacciare dal caos e dalla melma che ci circonda ogni giorno ,perché di melma parliamo .Le cose peggiori non le ho viste in carcere e su questo rifletto . Quanto vale un momento di pura grazia. .. Una vita. Grazie a chi c’ era con l’ anima ,la passione e l’arte ,grazie a chi ha dedicato un pensiero ,a chi ha donato anche un solo libro ,a chi lavora li ogni giorno e ogni giorno cerca di rendere tutto migliore ,grazie a chi è da esempio perché ha il coraggio di osare e di farsi vedere per com’è. Alla fine il racconto di un agriturismo sognato quando si starà fuori di nuovo tutti insieme e mangeremo tutti alla stessa tavola, brinderemo fino a ridere a crepapelle e ci ricorderemo di essere uomini. Quando questo giorno verrà cadrà il mondo e cominceremo daccapo come fratelli.”
Federica Palo, coordinatrice del laboratorio “Sto Nervosa”
“Enzina ha la mani piccole e ruvide.
Come quelle di chi ha lavorato tutta una vita la terra.
Non c’erano i suoi parenti in platea.
Quanto ha pianto mentre leggeva la sua poesia.
Mi sono chiesta cosa avesse mai potuto fare di male quello scricciolo biondo per essere in carcere…
Poi mi sono chiesta “ cosa le hanno fatto?”
Questa era la domanda giusta.
Poi arriva anche la sezione maschile: l’alta sicurezza.
A quel punto Fabiana mi dice “ come faccio? Non ce la faccio…”
Ed io le dico “canta per me”
Ma poi sono proprio io che non riesco a cantare, proprio io che sulla canzone che ho scritto scoppio in lacrime e mi arrendo.
Perché durante “Jesce” è uscita una sposa.
Cinzia in abito bianco, quell’abito che lei non aveva mai indossato, che io non ho mai indossato.
Su un palco.
Dentro.
Fuori.
Ed è da dentro che ho cambiato il mio modo di vedere fuori.
“Siamo tutti colpevoli.
Sono tutti innocenti.”
Questo ho pensato.
Se comprendessimo questo
Allora saremmo tutti innocenti.
Fuori.
Da dentro.
Tutti fuori.“
Annalisa Madonna, cantante e componente delle SesèMamà
“Una delle gioie più grandi per un musicista e’ la partecipazione di chi ascolta, di chi assiste all’opera d’arte ma la vive attivamente.
È questo che da’ il vero significato a questo nostro strambo mestiere.
Lunedì scorso, nel carcere di Fuorni in provincia di Salerno,insieme alle nostre sorelle e fratelli detenuti, lo abbiamo fatto.
Ci siamo raccontati gli uni agli altri offrendo noi stessi, ascoltando, partecipando.
Abbiamo cantato, suonato, riso e pianto insieme, senza giudizio.
Chissà perché gli esseri umani, quando sono in difficoltà, si fanno più vicini, chissà perché non lo fanno sempre.
Non dovremmo mai dimenticare che siamo tante voci, ma se cantiamo in coro è meglio.
Diventa tutto più facile.
INSIEME.“
Sabrina Pallini, cantante