chiesa evangelica battista – Napoli

chiesa evangelica battista – Napoli

ottobre/giugno 2019

Gli appuntamenti presso i locali della chiesa evangelica battista di Napoli, via foria 93 si tengono un venerdi al mese e vedono la parteciapzione di tante persone e tanti ospiti del panorama artistico Napoletano.

Il filosofo ungherese Rudolf Steiner disse:

“Una vita sociale sana si trova soltanto, quando nello specchio di ogni anima la comunità intera trova il suo riflesso, e quando nella comunità intera le virtù di ognuno vivono.”

Comunità, parola da scoprire, purtroppo rara ai nostri tempi, cui contenuto però può trasformare il mondo.

Comunità è rete. Responsabilità di ciascuno è contribuire a generare una rete di relazioni di amicizia, di fratellanza, di comunione che ci aiutino ad affrontare le avversità della vita e a goderne i frutti.

Comunità è interdipendenza. Essa cozza con chi vuole essere sufficiente a se stesso, con chi non si apre all’opportunità di scoprire l’arte delle relazioni in cui ho bisogno del dono dell’altro/a e del donarmi all’altro/a. L’essere umano deve imparare ad essere interdipendente. Per raggiungere questo si richiede un processo che può essere lungo e a volte doloroso ma necessario.

Per chi ha fede in Dio, e non solo,

la Comunità è la risposta di Dio alla solitudine perché conosci persone con cui camminare; è la risposta di Dio alla fatica quando impari a lavorare e collaborare insieme agli altri; è la riposta di Dio alla sconfitta quando permetti ad altri che si prendano cura e veglino su di te; è la risposta di Dio allo sconforto in conformità alla Parola che dice: “Rallegratevi con quelli che sono allegri; piangete con quelli che piangono”.

Ovviamente non possiamo essere persone illuse credendo che tutto vada bene in una comunità. Sicuramente ci siamo resi conto che le relazioni sono complesse. Le nostre famiglie, le piccole comunità, i gruppi piccoli sono dei laboratori delle relazioni. Troviamo sì persone che ci possono incoraggiare ma troveremo anche quelle che sono molto difficili da sopportare. Cosa fare? Dobbiamo imparare a convivere e cogliere ogni opportunità come occasione per crescere.

Se sei onesto abbastanza scoprirai persone complicate e se non le hai trovate probabilmente sei tu quello complicato. In vista di rendere una comunità ricca nelle sue relazioni è bene ricordare alcune cose che hanno il potenziale di distruggere le relazioni come per esempio l’egoismo, l’orgoglio, il risentimento ecc.

L’egoismo è il problema numero uno in una comunità. Egoisti lo siamo per natura, nasciamo egoisti. L’antidoto all’egoismo è il suo opposto: la generosità. Non nasciamo generosi, s’impara ad esserlo. È una abitudine che va acquisita col tempo e dovrebbe essere insegnata fin da piccoli.

Per quanto riguarda l’orgoglio, difficilmente da soli possiamo percepire se siamo orgogliosi o pure no. Non ce ne rendiamo conto per la maggior parte delle volte. E la maggior parte delle volte sono gli altri che lo notano. Anche qui, l’antidoto è il suo opposto: l’umiltà.

In fine, il risentimento o rancore, quella pianta maligna che mette radici nella parte più oscura del cuore. Risentimento che nasce dalla consapevolezza di aver subito qualche ingiustizia, un torto imperdonabile, uno sgarbo a cui pensare e ripensare, facendolo diventare il centro dei propri pensieri e della propria vita. Il suo antidoto è il perdono. Henry Nouwen scrive:

“Il perdono che viene dal cuore è molto difficile. È quasi impossibile. Gesù ha detto ai suoi discepoli: «Se un tuo fratello … pecca sette volte al giorno contro di te e sette volte ti dice: Mi pento, tu gli perdonerai “

Ho detto spesso: «Ti perdono», ma anche se ho pronunciato queste parole, il mio cuore è rimasto chiuso nella sua rabbia o nel suo risentimento. Volevo ancora sentirmi dire che avevo ragione, dopo tutto; volevo ancora sentire delle giustificazioni e delle scuse; volevo ancora la soddisfazione di ricevere in cambio qualche elogio – se non altro per essere stato così clemente!

Ma il perdono di Dio non pone condizioni; proviene da un cuore che non chiede niente per sé, un cuore completamente libero dall’ egoismo. È questo perdono divino che devo praticare nella mia vita quotidiana. Mi chiede di superare tutte le mie argomentazioni che sostengono che

il perdono è stupido, dannoso e impraticabile. Mi sfida a superare tutti i miei bisogni di gratitudine e di complimenti. Infine, mi chiede di superare quella parte ferita del mio cuore che si sente offesa e maltrattata e che vuole “mantenere il controllo” e porre un po’ di condizioni tra me e colui che mi si chiede di perdonare.

Questo “superamento” è la disciplina autentica del perdono. Può darsi che sia più un “arrampicarsi” che un “superarsi”. Sovente devo arrampicarmi sul muro delle dispute e dei sentimenti di rabbia che ho eretto tra me e tutti quelli che amo, ma che tanto spesso non

ricambiano tale amore. È un muro di paura di essere usato o ferito di nuovo. È un muro di orgoglio e del desiderio di “mantenere il controllo”. Ma ogni volta che riesco a superare quel muro o soltanto scalarlo, entro nella casa dove dimora il Padre, e qui incontro il mio prossimo con un genuino amore di misericordia.

Il perdono è la via per superare il muro e accogliere gli altri nel mio cuore senza aspettarmi nulla in cambio. Solo quando ricordo di essere il figlio prediletto, posso accogliere quelli che vogliono tornare con la stessa misericordia con cui il Padre accoglie me.

L’abbraccio benedicente di Henry J.M. Nouwen

Dunque, rete, interdipendenza, relazioni in cui trovare aiuto, conforto, cogliendo le opportunità per crescere e in cui generosità, umiltà e perdono sono ingredienti necessari per una ricca e stimolante convivenza. Questa è la comunità di cui voglio far parte e contribuire perché quanto detto sia possibile. E tu?

-Jaime Castellanos, pastore-

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